La frutta di stagione
La natura ci fornisce a volte dei prodotti geniali. È fuori discussione, la natura pensa a tutto e coccola le sue creature, sempre che siano in grado di ascoltarla e rispettarla. Un tempo gli inverni qui da noi erano davvero duri, i fossi congelati, gli alberi brulli… si non era facile campare. Eppure, in modo quasi miracoloso, madre natura ci regalava dei frutti straordinari. Finita l’estate si partiva coi melograni, frutto ricchissimo di vitamine, poi le castagne, tanto buone e caloriche che il castagno era ribattezzato “l’albero del pane”, poi le noci, ricche di grassi buoni e che duravano tutto l’inverno. Una vera benedizione. Ma il mio frutto preferito è quello che arriva per ultimo: il pomocaco. Oltretutto ho scoperto che non si chiama nemmeno così, questo è il nome nella bassa pordenonese, il vero nome è caco mela.
Il melo caco, il frutto dell’inverno.
Parliamo di questo frutto. Innanzitutto lo trovo buonissimo: gli si pratica un taglio alla buccia e si mangio col cucchiaino, come fosse un budino. Personalmente poi, trovo che il suo sapore ricordi il budino. È un frutto che si conserva a lungo, ricco di caloria, fibre, vitamine e sali. Insomma, un’ottimo integratore della dieta invernale che, essendo povera di frutta e verdura di stagione, spesso ne è carente. La cosa bella poi è che, un alberello di caco mela, vi fornirà cassette e cassette del delizioso frutto (se è l’anno giusto, di tanto in tanto salta un’anno e non da quasi frutti). Ne avrete talmente tante casse che, qualcuno, marcirà prima che lo possiate mangiare. Oggigiorno li potete regalare ai vicini o ai parenti, che sicuramente sapranno apprezzare la rarità di un sano prodotto di stagione, i nostri nonni, invece, li davano alle galline, che avevano l’accortezza di trasformare i rifiuti in uova. Insomma, quest’albero non si spreca mai.
Quanto valgono oggi le cose che abbiamo buttato.
Ma perché parlo di questo frutto? In questo sito si parla di gruppi di acquisto, acquisti etici, prezzi scontati, non di dietologia (anche se strizziamo spesso l’occhio ai prodotti sani e di qualità). Perché stiamo vivendo un paradosso, che è diventata la regola a partire dagli anni ’90. Con gli anni ’70 è finita la miseria in Italia e con gli anni ’80 è arrivata pure una qualche forma di opulenza. Con l’opulenza sono arrivati gli sprechi. Chi aveva più voglia di tenere delle galline in cortile, che scagazzavano dappertutto, quando le uova le trovavi per 150 lire al mercato? E chi era più capace di spelare un oca? Visto poi che il macellaio ti fornisce già il petto bello e pronto e inscatolato… Quindi, dimentichiamoci queste squallide attività da contadini ed entriamo a piè pari nell’universo del consumismo. A proposito: all’aia ed ai recinti per animali, abbiamo sostituito dei giardini e dei parchi degni di un principe.
Alberi da ornamento e non alberi da frutto
E cosa ne facciamo degli alberi? Bé, se si tratta di una bella magnolia o un oleandro, benissimo. Meglio ancora se si tratta di un albero esotico, magari proveniente dalla Thailandia. Se non li hai, li puoi sempre comprare, te li portano in casa e te li piantano loro. Ma per gli alberi da frutta è diverso. Cosa te ne fai? La frutta la compri al supermercato, magari non snocciolata e, soprattutto, bellissima! Le mele dei negozi sono bellissime, luccicanti, coloratissime e rotondo. Niente a che vedere con quelle dell’albero, dalle dimensioni e forme fantasiose, e magari con ammaccatura. Dettagli come “buccia non edibile”, che significano che la buccia non la potete mangiare perché “lucidata” in modo non adatto alla nostra salute, sono di secondaria importanza. Ma in questo contesto, il peggio del peggio sono i cachi: questo frutto quando cade al suolo sporca. Una cosa insopportabile e, magari, attira pure insetti. Tagliamolo e, al suo posto, mettiamoci un bel albero coreano.
Quanto vale quello che abbiamo buttato
Poi gli anni passano e li arriva la beffa: vuoi mangiarti un caco come ai vecchi tempi? Una confezione da 4 arrivi a pagarla anche 5€. Buffo vero? E lo stesso vale per melograni ed un sacco di frutta che nasceva copiosa nei nostri alberi. Quello che abbiamo buttato via per anni, oggi è diventato bene di lusso. E non è una cosa strana. Tutte le cose più ovvie e banali lo stanno diventando. Oggi è normale pagare 3 euro e 50 una bottiglia d’acqua al ristorante. Se lo venisse a sapere mia nonna mi farebbe internare. E cosa avrebbe pensato se avesse saputo che paghiamo cose che si trovano gratuitamente nel bosco? E quanto avrebbe riso se le avessi detto che la maggiorparte dei frutti e delle erbe di bosco le compriamo perché non siamo in grado di riconoscerle?
Tenete gli alberi da frutta
Non lo so se quello che ho scritto sia interessante o se si tratti semplicemente di una nostalgia o, meglio, di un non essere in grado di capire che i tempi sono cambiati e che le priorità sono diverse. Probabilmente è così. Solo un invito: se avete un vecchio albero in fondo al giardino, non tagliatelo. Conservatelo perché un domani potreste sentirne la mancanza.