Era un proverbio molto in voga un tempo, quando ancora l’egoismo e l’ingordigia non erano diventati religione. Anzi, oggi si dice che il lupo non ingrassa nel branco. Era la società (secondo il mio parare naturalmente) è diventata molto più egoista, ma, la mia impressione è che non si stia molto meglio. Anzi, i deboli sono rimasti soli, e quindi sono ancora più deboli. Esistono due modi per difendersi se sei debole: chiedere l’aiuto di chi è più forte (da piccoli tutti avevamo un cugino grosso) oppure mettersi insieme. Ad aiutarci oggi dovrebbe essere il governo o qualche associazione deputata ad aiutare i più deboli, come sindacati o associazioni dei consumatori, ma anche loro, hanno bisogno del supporto delle persone. Un’associazione senza soci e attivisti non può ottenere risultati di rilievo. Per quanto riguarda la politica poi, questa “funziona” solo se la cittadinanza vi partecipa attivamente e, comunque, non può intervenire nei singoli casi.
Uniti contro le truffe
Negli ultimi anni tutte le entità preposte ad aiutare i più deboli hanno perso forza e consenso (a volte vittime di campagne mediatiche atte a svalutarle) e adesso i deboli sono ancora più soli. Così, mentre tutti dicono che dobbiamo essere imprenditori di noi stessi e di non delegare ad altri la nostra rappresentanza, io vado controcorrente. Penso all’800, alla nascita delle SOMSI, le società operaie di mutuo soccorso, dei sindacati, delle associazioni di categoria e via dicendo, fino ad arrivare agli splendidi anni ’80, in cui sembrava di aver eliminato la povertà. Da li, con un processo lento, ma inesorabile, è iniziato un regresso e la gente si sente sempre più sola, in un periodi in cui i “furbetti” sono diventati ancora più furbi e cinici. Scrivete su Internet “truffe telefoniche” e vedrete se non ho ragione.
Divisi si perde
Insomma, la parabola del benessere che aveva raggiunto il suo massimo nei primi anni ’80, ora è in caduta libera. La mia impressione è che ci sia una diretta corrispondenza tra la debolezza dei consumatori e scarso interesse verso il sociale, le istituzione e il mutuo soccorso. L’egoismo è una brutta bestia che, alla fine, finisce per danneggiare noi stessi. Insomma, se vogliamo tornare forti e far valere i nostri diritti, dobbiamo tornare ad essere uniti e ad interessarci “alla cosa pubblica”. Cominciando da dove? Ogni strada è buona, ma, come potete immaginare, io comincerei proprio dai consumi. Il nostro modo di consumare può cambiare le cose, ma solo se se siamo uniti. Un consumatore non interessa nessuno, un gruppo di consumatori può cambiare lo stato delle cose.
Acquistare uniti per cambiare le cose
Perché dico che è così importante? Perché uniti si possono fare delle scelte che possono cambiare davvero le cose, perché si possono ottenere risultati che difficilmente si possono ottenere tramite un percorso legale. Non volgiamo che i bambini del terzo mondo lavorino come schiavi al soldo delle multinazionali? Basta non comprare i prodotti di quelle multinazionali. Ci sono aziende che mandano a morire i “neri” nelle miniere d’oro dell’Africa? Si possono boicottare, … Insomma se si fosse tutti uniti non sarebbe nemmeno difficile. Anche perché, prima di prendere misure verso le aziende che non rispettano i nostri requisiti, dobbiamo anche sapere quali sono. E questo lo può scoprire solo una realtà strutturata e quindi con molte adesioni. Come molte persone devono essere quelle che poi aderiscono alle scelte prese.
Le cose da cambiare con un acquisto consapevole
Nel mio piccolo credo che si possa fare qualcosa di buono, anche senza essere una realtà grande come l’ONU. Un esempio? Quando si parla di alimentari, si leggono articoli agghiaccianti relativi a:
- tecniche di agricoltura e allevamento che devastano l’ambiente
- utilizzo di sostanze tossiche (o velenose) in tutto il percorso produttivo
- norme igieniche discutibili
- sfruttamento dei lavoratori
- concorrenza sleale
- … e potrei andare avanti all’infinito
Pensa in grande e agisci in piccolo.
Se siamo troppo pochi per opporci ad una multinazionale della frutta, non siamo mai in pochi per metterci d’accordo e andare ad acquistare i prodotti direttamente da un produttore, magari italiano, del quale ci possiamo fidare. Come diceva un papa: “pensa in grande e agisci in piccolo”. Non è nemmeno da escludere che lo si possa fare con un produttore straniero (perché toglierci l’opportunità di acquistare un buon pata negra direttamente dalla Spagna?). Naturalmente senza passare attraverso intermediari, che andrebbero a vanificare il nostro sforzo. I soldi che pago per un prodotto voglio che siano per il costo dello stesso, non per foraggiare intermediari, uffici marketing, consulenti, ecc ecc.
È un piccolo punto di partenza, ma che può dare buoni risultati, e, soprattutto, praticabile da tutti.